venerdì 19 aprile 2019

IL BAMBINO CRISTALLO di Barbara Ziletti




IL BAMBINO CRISTALLO
Di Barbara Ziletti
2009

PRIMO CAPITOLO
Ciao, sono Luca, ho otto anni e vivo in Italia.

Ho due genitori fantastici e sono figlio unico.

Loro mi lasciano fare sempre tutto quello che voglio perché lavorano tanto e hanno poco tempo per stare con me.
 Il mattino vado a scuola e il pomeriggio sto con la baby-sitter che mi lascia fare ciò che desidero.
 Se dovesse sgridarmi lo direi alla mamma che la licenzierebbe subito. 
Ho tantissimi giocattoli ma mi annoio.
 Forse a noi bambini manca una cosa che non si può comprare nemmeno con molti soldi: la fantasia. ...dove è finita la fantasia? Chi ce l’ha rubata? Perché noi bambini non ne abbiamo più?...




SECONDO CAPITOLO
“Luca alzati, è tardi e dobbiamo andare a scuola, sbrigati o arrivo tardi in ufficio!”
 “Uffa mamma, non ho voglia di alzarmi, sono stanco”.

 “Per forza, ieri sera sei rimasto alzato a guardare la TV. Sbrigati!”

 “Va bene”.
Luca si alza, va in bagno, si lava il viso, si pettina e fa pipì. Come un robot fa colazione davanti alla TV ignorando le parole della mamma che lo incitano a sbrigarsi. Per lui tutto è diventato una noia mortale.
Ma non sa che da oggi la sua vita cambierà radicalmente e tutto per merito di un insegnante... Lungo il tragitto in automobile fissa fuori dal finestrino in silenzio.

Il paesaggio è sempre uguale, ai suoi occhi sembra perfino un po’ triste.
 Forse non è colpa del paesaggio, forse è colpa del fatto che quella tristezza lui la porta dentro. Non è giusto che un bambino si senta così, tutti hanno il diritto di essere felici, specialmente i
bambini.
 Mentre formula questo pensiero, uno strano individuo, un indiano dai capelli lunghi e neri con la carnagione scura attira la sua attenzione.
 È vestito in giacca e cravatta e lo trova buffo.

Pensa a quanto gli piacerebbe conoscere quel tipo così originale!
Cosa gli è stato insegnato sugli indiani? Erano un popolo nomade, che cacciava e combatteva contro i bianchi. Vennero sterminati perché cattivi. Inoltre si vestivano di pelle con le piume in testa e non in giacca e cravatta!
Queste erano le poche nozioni di cui era in possesso.
 Ma dal canto suo sapeva che loro erano molto di più e gli sarebbe piaciuto conoscere la verità. Scende di corsa dall’auto, saluta fugacemente la mamma e corre in classe. 
Il suo banco è in prima fila perché ogni volta che si ritrova in fondo alla classe si perde nei suoi pensieri e non segue più le lezioni. 
Entra la preside e annuncia:
 “Ragazzi, la vostra maestra è stata trasferita e ora avete un nuovo insegnante, il signor Luigi, lui si occuperà di voi”.

In quel momento entra l’indiano che aveva visto prima.
“Wow!”
Un’ esclamazione generale dell’intera classe e un borbottio continuo...

“Zitti bambini, abbiate rispetto. Ora signor Luigi, anzi maestro, la lascio con loro e le auguro buon lavoro.”
I suoi occhi scuri sembrano freddi e impenetrabili e li scruta uno ad uno.
I bambini hanno paura e stanno zitti, con la loro fervida immaginazione chissà quali pensieri nelle
loro teste stanno formulando...
Il maestro Luigi sfodera un sorriso di denti bianchissimi che risalta sulla pelle ambrata e i bambini tirano un sospiro di sollievo.

Luca alza la mano per fare una domanda:
 “Ma tu sei un indiano vero?”
“Si, sono sioux, ma vivo qui in Italia da molto tempo”.

 “Ma perché non hai un nome da indiano?”

 “Il nome me lo ha dato mia mamma che è italiana. Mio padre invece viene dall’America, da una tribù indiana, quella dei sioux appunto”.
 “Sei cattivo?”
 “No, non sono cattivo, perché lo pensi?
”
 “Ci hanno sempre detto che voi indiani siete cattivi e pericolosi.”

 “Questo non è vero. I buoni e i cattivi ci sono in ogni popolo, di qualunque razza si tratti”.
  “Parlaci un po’ degli indiani”.

Il coro che si eleva dalla classe è all’unisono.

 “Va bene, va bene, ma state calmi.
 Dovete sapere che io sono nato qui in Italia ma ogni estate, durante le vacanze, vado a trovare la mia gente e vivo con loro. Da loro ho imparato tante cose che il Grande Mistero, o Dio, come voi lo chiamate mi ha chiesto di condividere”.
 “Tu hai parlato con Dio? Wow!”
 “Tutti possiamo parlare con Dio”.

 “Non è vero, Dio parla solo con le persone importanti”.

 “E chi lo dice? Dio risponde sempre alle nostre domande, siamo noi che dobbiamo cercare di prestare ascolto, perché le risposte arrivano sempre.
”
“Anche le risposte alle domande dei compiti in classe?”

Tutti risero.
 “Dio ci da le risposte per le cose più importanti, solo quelle più importanti, per il resto ce la possiamo anche cavare da soli, non credete?”
“Si, è vero!”
Una bambina piccola, magra e di carnagione chiarissima alza la manina e chiede:
“Io sono Marta, e voglio sapere se devo avere paura di te perché il mio papà dice che quelli diversi da noi, soprattutto scuri di pelle, sono pericolosi”.
“Allora vi dico di aprire bene le orecchie che vi racconto una storia”.
I bambini sgranano gli occhi e si mettono in ascolto...

“Quando Dio creò il mondo mise sulla Terra l’uomo in questo modo: prese della sabbia, della creta, dell’argilla e del carbone.
Voleva che le creature non fossero tutte uguali.
 Con la sabbia creò i bianchi, con la creta noi indiani, con l’argilla gli orientali e con il carbone i neri. Ma dentro i loro corpi erano persone tutte uguali con gli stessi sentimenti, gli stessi istinti, le stesse gioie, gli stessi dolori, insomma erano identici, cambiava solo il colore della loro pelle perché aveva utilizzato materiali differenti.
Fra loro c’erano persone buone e cattive.
 Vennero distribuiti nelle varie zone della Terra e per i primi tempi ogni popolo ignorava l’esistenza dell’altro. 
La vita proseguiva serena e felice.
 Quando iniziarono a viaggiare ed incontrarsi cominciarono i problemi. I popoli pretendevano di imporre i propri metodi e sistemi di vita agli altri ed iniziarono così le guerre.
 Sarebbe stato più semplice capire che ognuno aveva le proprie usanze, il proprio modo di vivere, le proprie abitudini, il proprio modo di rivolgersi a Dio.
 Dio dall’alto vedeva tutto e capiva che le cose si stavano mettendo male, ma nel suo cuore sapeva
anche che era un’esperienza che dovevano fare, per capire, per comprendere chi fosse veramente l’uomo.
 Quando Dio li plasmò e diede loro la forma umana mise in ognuno di essi un pezzettino di Spirito, un pezzettino di se stesso e sapeva bene che con questo pezzettino l’uomo avrebbe sempre trovato la forza e il coraggio di rivolgersi a Lui.
Ecco perché chiunque può rivolgersi a Dio.
 Non dovete temere le persone diverse da voi per l’aspetto esteriore perché dentro siamo tutti uguali”.

I bambini erano rimasti ad ascoltare a bocca aperta ogni parola. Mai nessuno si era rivolto a loro in modo simile, lui li trattava come se fossero adulti. Senza costringerli, semplicemente catturando la loro attenzione.
La campanella stava suonando, era già ora di andare a casa. Non avevano mai assistito ad una lezione così entusiasmante.
Quel giorno Luca tornò a casa canticchiando e non vedeva l’ora che arrivasse il mattino per tornare a scuola.
Quel maestro Luigi gli piaceva un sacco e anche ai suoi compagni!





TERZO CAPITOLO
Quella notte Luca era talmente elettrizzato dall’idea di andare a scuola che non aveva fatto altro che rigirarsi nel letto, senza mai chiudere occhio.
Si alzò quando i suoi genitori stavano ancora dormendo.
 Al loro risveglio era già ad attenderli. Si era vestito e aveva già fatto colazione.

 “Perché sei già pronto? Non è mai capitato, cosa ti è successo?” 
Chiese la mamma.

“Ho voglia di andare a scuola.
Non aggiunse altro, non diede nessuna spiegazione e loro non chiesero nulla.
 Quando si ritrovò in classe anche i suoi compagni erano molto assonnati, evidentemente era successa loro la stessa cosa.
 Il maestro Luigi entrò.
 “Buongiorno bambini”.

 “Buongiorno maestro”.
 “Oggi dobbiamo ripassare la matematica e le tabelline”.
 “No, noi vogliamo un’altra storia, ancora una!”
 “Bambini, è bene ascoltare le storie ma è anche bene imparare le materie scolastiche. Faremo qualcosa di speciale”.

 Estrasse dalla sua valigetta una piuma metà bianca e metà nera.

 “Questa è una piuma di aquila ed è magica”.
I bambini sembravano ipnotizzati.

 “Oggi andremo nel magico mondo dei numeri così imparerete meglio, venite qui vicino a me. Mettetevi in cerchio e datevi la mano”.
Quando furono in posizione il maestro posò delicatamente la piuma sul pavimento e..
..si ritrovarono immediatamente su di un grande prato verde circondato da boschi.
 I fili di erba, i fiori, gli alberi, le nuvole e tutta la flora circostante avevano la forma dei numeri.  “Dove siamo?” Chiese Luca.

 “Siamo nel magico mondo dei numeri che voi bambini tanto temete. 
Dovete sapere che la matematica serve nella vita, serve per fare i conti, per risolvere i problemi e
soprattutto per mandare energia in questo meraviglioso luogo. 
Ogni volta che un bambino risolve un problema o dice una tabellina esatta cresce un filo di erba, un
fiore, o qualsiasi altra cosa, con la forma del numero pronunciato.”
“E se sbagliamo?”
 “Quando sbagliate accade il contrario, un fiore, un filo di erba, un albero o una nuvoletta scompare. È anche per questo che dovete imparare bene la matematica, conoscete le tabelline?”

 “Si!” Gridarono in coro.

 “Allora proviamo a ripeterle tutti insieme.. uno per uno...
”
E cominciarono.
 Man mano che pronunciavano il risultato esatto spuntava un filo d’erba con la forma del numero citato come risultato. Era bellissimo!

“D’ora in poi maestro ti promettiamo che studieremo di più la matematica, così cresceranno molti fiorellini!”

 “Bravi bambini”.

Il maestro sapeva bene che Luca le tabelline le conosceva poco, infatti non ne pronunciò nemmeno una, per paura di sbagliare, ma era anche consapevole che non appena fosse tornato a casa si sarebbe messo a studiarle.
 “Ora bambini dobbiamo ritornare in classe, venite, formiamo il cerchio”.

Posò la piuma al centro e si ritrovarono nella loro aula. Erano felici, tutti tranne Luca.
 Quando la campanella suonò uscirono di corsa ma lui rimase seduto. 
Il maestro lo guardò e gli disse:

 “Non hai motivo di essere triste, è sufficiente che a casa ti eserciti a ripetere le tabelline e non potrai arrecare nessun danno.
 Anche se sbagli non importa perché i numeri sono talmente tanti nel magico mondo che se anche qualcuno scompare non ci si accorge.
 Ora vai e studia”.
Luca corse fuori felice e certo che nel pomeriggio avrebbe rinunciato alla TV per studiare.



QUARTO CAPITOLO
Il mattino seguente in classe i bambini non facevano altro che provare tra di loro le tabelline, entusiasti all’idea che il maestro li interrogasse, compreso Luca, ora le aveva imparate veramente bene.
“Buongiorno bambini”.
 “Buongiorno maestro”.
“Ci interroghi? Chiese Luca.  
 “No, sono certo che avete studiato tutti. Oggi parleremo di un argomento che riguarda la geografia: l’acqua”.
 “L’acqua?” Chiesero in coro.

 “E cosa centra l’acqua con la geografia?
”
“Ora vi spiego. Sapete tutti che l’acqua serve per la sopravvivenza di ogni essere umano sulla Terra, giusto? “
“Giusto”.
“Ma sapete da dove proviene?”
 “Dal mare? Dal cielo?”

 “Non solo, dalle montagne”.
“E poi?”
“Dal sottosuolo”.
“Bene, ora venite vicino a me e formiamo il cerchio come ieri. Vi porterò in un luogo speciale, dove nasce l’acqua”.
“Evviva!
”
Quando furono in posizione il maestro estrasse la piuma d’aquila e la posò nel mezzo.
 Lui e i bambini erano racchiusi ognuno in una gocciolina di acqua. Erano in cielo e saltellavano nell’azzurro bellissimo. Rimbalzavano a destra e sinistra, dall’alto in basso, senza mai allontanarsi troppo l’uno dall’altro, si stavano proprio divertendo.
 “Che bello, siamo delle gocce di pioggia!”
“Si bambini, e ora precipiteremo nel mare, vedete il temporale che sta arrivando?”
“Si lo vediamo, ma dobbiamo avere paura?”

 “No, assolutamente, i temporali non devono mettervi paura. Ora cerchiamo di stare uniti. Con i primi scrosci di pioggia anche loro stavano iniziando a precipitare, era una sensazione bellissima.
 Si stavano mescolando con l’acqua del mare. Il maestro per evitare di perderli di vista formò una grande bolla in cui racchiuse ognuno di essi.

“Non appena il temporale sarà cessato arriverà il sole che ci farà evaporare e ritorneremo in cielo in modo da precipitare altrove”.

Infatti fu così, evaporando le goccioline-bambini iniziarono a galleggiare sotto forma di vapore acqueo e dirigersi verso le montagne sospinte dal vento.

 “E’ bellissimo! Siamo leggerissimi! Ora le nuvole si stanno di nuovo trasformando in pioggia e cominceremo a precipitare sugli alti ghiacciai!”

Faceva molto freddo ma loro non lo sentivano, erano ben protetti. 
Erano precipitati in una pozza d’acqua ghiacciata.

 “E ora cosa facciamo?
”
“Aspettiamo di scioglierci in attesa del caldo. Col calore i ghiacciai si scioglieranno e l’acqua andrà verso la valle.”

 “Così tanto tempo? E i nostri genitori cosa penseranno?
”
“Non preoccupatevi, quando saremo ritornati sarà trascorsa solo la mattinata a scuola”.

 “In un battibaleno arrivò l’estate e i bambini-ghiaccio iniziarono a sciogliersi”.

 “Ora aggrappatevi bene perché inizia il nostro viaggio.”.
Iniziarono la loro discesa attraverso un ruscello molto piccolo, il paesaggio circostante era splendido: erano circondati da montagne che iniziavano a coprirsi di verde vegetazione e fiori spuntavano ovunque rilasciando un dolcissimo profumo.
Scendevano sempre più a valle, era piacevole essere trasportati sotto forma di acqua meravigliosamente pura e incontaminata.
Ad un tratto il ruscello si interrompeva filtrando nel sottosuolo e si ritrovarono all’interno di una grotta fantastica: era piena di stalattiti e stalagmiti.
L’acqua era di un blu intenso e le rocce splendevano come il cristallo.
“Siamo all’interno di una grotta, guardate bambini che meraviglia. I sassi filtrano le impurità dell’acqua che prosegue il suo viaggio, mentre loro rimangono qui nel sottosuolo”.
Dopo molto tempo che viaggiavano nella grotta iniziarono ad intravedere di lontano una luce: stavano finalmente uscendo.
Ora avevano raggiunto  un ampio lago dal quale si dipartivano molti fiumi, ognuno verso una direzione diversa.
 “Ogni fiume porta acqua in tanti luoghi.
 Ora noi ne seguiremo uno che passa attraverso la nostra città”. Disse il maestro.

Seguirono quello di destra.
Avevano compreso la provenienza dell’acqua.
 “Dovete sapere bambini che le piogge anche se cadono sulla terra finiscono comunque nel sottosuolo dove l’acqua viene purificata.
Si parla molto del ritiro dei ghiacciai in montagna e la gente teme di rimanere senza acqua. Secondo voi perché Madre Terra ci sta facendo un dispetto simile?
”
Nessuno rispose.
 Luca alzò la mano:
 “Secondo me vuole farci capire che ne sprechiamo troppa e vuole insegnarci ad usarla in modo più moderato”.
 “Bravissimo Luca. Proprio per questo.
Solo se non capiremo l’importanza dell’acqua Madre Terra ci lascerà senza, così saremo costretti a comprendere. Pensate solo a quanta acqua sprecate quando vi lavate i denti. Aprite il rubinetto ancora prima di spazzolarveli.
Dobbiamo imparare tutti ad usare quella che ci serve, né di più, né di meno. È un bene prezioso che non va sottovalutato. Ora andiamo”.
Entrarono in una tubatura arrugginita ed uscirono dal rubinetto dei bagni della scuola.
 Si ritrovarono tutti e andarono in classe. La campanella stava suonando.
QUINTO CAPITOLO
Quel giorno, mentre Luca andava a casa canticchiava. Era veramente felice, non si era mai sentito così bene.
 “Luca, perché sei così felice?
”
 “Niente mamma, niente”.
Non gli piaceva affatto condividere le emozioni con i suoi genitori, li considerava come dei rivali rompiscatole, mentre in realtà erano suoi alleati.
Non riusciva a capire perché ogni genitore sentisse il proprio figlio come una proprietà da gestire a proprio piacere, dopotutto lui sentiva di essere nato proprio per aiutare loro e non viceversa.
La sera prima di addormentarsi cercò di comprendere il ruolo che aveva come figlio, ma era un argomento troppo complesso per lui.
Non si accorse nemmeno di addormentarsi..
Stava sognando..
Era in atto una forte discussione fra i suoi genitori. La mamma continuava a piangere e ripeteva:
“Non volevo, non volevo rimanere incinta!” 
E il papà: “Suvvia, non sarà la fine del mondo!”

 “Non doveva capitare proprio ora che ci stavamo realizzando con il lavoro, questo figlio sarà solo un impiccio!
”
Fu in quell’istante che Luca capì che stavano parlando di lui.
 Come in un film osservò la mamma che si accarezzava il pancione, era impaurita, ma curiosa di vedere come sarebbe stata la creatura che portava in grembo. Il papà si teneva a debita distanza ed osservava tutto con grande amore e rispetto.
Poi la scena cambiò: lui era un neonato tra le braccia della mamma e la guardava sorridendole.
 I suoi genitori per la commozione piangevano lacrime di gioia.
 In quell’istante capì tutto: era nato per portare un po’ di Amore in quella famiglia che si stava disgregando cercando la falsa felicità nel lavoro. La realtà era ben diversa: avevano paura ad amare. 
Lui era nato per portare proprio quell’Amore.
 Ma nel corso degli anni, mentre cresceva loro si erano di nuovo allontanati e ora sentiva che doveva
fare qualcosa per riavvicinarli, ma cosa?
 Si svegliò accaldato, era sudatissimo, aveva la febbre alta e a stento riuscì a chiamare la mamma che si precipitò nella sua stanza.

“Cosa c’è bambino mio? Ma tu scotti! Vado a prepararti un impacco di acqua fredda per la fronte e chiamo papà”.

Fu così che trascorse la notte nel lettone fra mamma e papà, come non accadeva da molto tempo. I genitori decisero che per quel giorno non si sarebbero recati al lavoro anche se Luca stava meglio. Ancora una volta aveva capito cosa avesse fatto Dio attraverso lui:
aveva riavvicinato la famiglia. 
Ora erano li tutti e tre a ridere e scherzare, erano veramente sereni.
 Comprese anche perché nelle famiglie molte volte i bambini si ammalano...



SESTO CAPITOLO
Quando Luca si recò a scuola scoprì che anche i suoi compagni erano stati ammalati, tutti. Avevano condiviso la medesima esperienza e sembravano aver capito, o quasi.
“Buongiorno maestro”.

 “Buongiorno bambini, siete guariti?”
 “Si”. Gridarono in coro.

“Avete compreso le ragioni della vostra malattia?”

Solo alcuni risposero di si.

 “Vi spiegherò meglio.”
Zitti si concentrarono nell’attesa che il maestro raccontasse loro una storia.

 “Come ben sapete l’uomo è sulla Terra da tantissimi anni. Col passare del tempo il suo cuore si è indurito, ha iniziato a concentrarsi sulle cose materiali, come ad esempio i soldi, le case, i vestiti, ecc., perdendo di vista il suo vero scopo...
L’uomo nascendo impara ad amare.
Ma oggi, vedete anche voi che il mondo non è tanto pieno d’amore, c’è molta violenza, crudeltà, ci sono persone ricchissime e altre che muoiono di fame.
L’equilibrio sta nel mezzo, ma ciò non è ancora possibile e vi spiego il perché.
Sappiate che ogni persona vive più vite, l’Anima non muore mai e torna sulla Terra più e più volte ognuna delle quali facendo un’esperienza diversa.
Una volta nasce ricca, un’altra povera, una brutta, una bella, una buona e una cattiva, una maschio, una femmina e così via..
Non evitate mai un altro individuo poiché potreste ritrovarvi, oppure esserci già stati, nella stessa situazione.
Se ci pensate bene, vi sarà capitato di avere la sensazione di avere già vissuto la stessa esperienza.
Vi faccio un esempio: c’era un mio amico che non sopportava la vista dei vagabondi, ogni volta che ne vedeva uno fuggiva.
Era in grado di ricordare a livello di sensazioni, che lui quella vita l’aveva già fatta in una delle sue precedenti vite e non gli era piaciuta e la vista di quelle persone gli risvegliava dentro, a sua insaputa, questo ricordo”.
“Maestro, ma cosa c’entra tutto questo con noi bambini, con l’Amore?”
 “E’ semplice, se voi guardate un barbone, un ladro, un assassino, un ricco, un povero, una brava persona, una cattiva, con gli occhi dell’Amore siete in grado di comprendere l’esperienza che quella persona sta facendo in questa vita, senza giudicare.
I bambini che hanno già fatto tutte queste esperienze, quando arrivano sulla Terra sono in grado di aiutare questi individui e sostenerli perché dentro hanno già tutte le risposte”.
“Dentro cosa?”
 “Dentro al loro cuore. Si chiamano BAMBINI CRISTALLO, perché sono puri e trasparenti come il cristallo e sono in grado di dispensare Amore alle persone che li circondano. Sanno amare e perdonare come faceva Cristo”.
“E come faceva Cristo?”
“Cristo amava tutti in modo uguale, il buono e il cattivo, il ricco e il povero, l’assassino e il barbone, il malato e il sano.
Per Lui tutti erano uguali, perché Lui nell’arco delle sue vite precedenti era già stato ognuno di essi.”
 “E tra noi ci sono bambini cristallo?
”
 “Più di quanti voi crediate. L’unico problema è portare a conoscenza di questo fatto i vostri genitori.
Loro non hanno ancora capito che siete voi che insegnate cosa è l’Amore attraverso il vostro arrivo sulla Terra”.
“Perché dici voi? Significa che siamo bambini cristallo?”
 “Molti di voi lo sono. Ne sono nati e ne stanno nascendo molti. Il mio compito è portare a conoscenza voi, ma soprattutto le vostre famiglie del fatto che siete bambini speciali”.



SETTIMO CAPITOLO
Luca aveva ricevuto talmente tante nozioni da sentirsi quasi frastornato. 
Pensava a quale fosse il suo compito, aveva capito che doveva portare Amore, ma in che modo? Più ci pensava, più il pensiero e la curiosità mista a preoccupazione riguardo al suo futuro lo
lasciavano con l’amaro in bocca.
 Cosa avrebbe fatto da grande un bambino cristallo? 
Il giorno seguente lo chiese al maestro e questi rispose:
 “Quello che fanno tutti gli altri, ti sceglierai una professione che ti piace, continuando ad inviare Amore alle persone. 
Un bambino cristallo da grande non diventa un Santo, semplicemente svolgerà le normali mansioni con un atteggiamento profondo verso la vita. 
I bambini cristallo saranno in grado di aiutare chiunque li circondi, diventeranno spazzini o ingegneri, non conta quello che faranno da grandi, ma come lo faranno.
 Tra di voi ci sono bambine che diverranno delle bravissime casalinghe pur essendo bambine cristallo, saranno in grado di svolgere le loro mansioni con tanto amore.
 Amerete ciò che farete perché lo farete con Amore.
 Questa è la differenza.
 Oggi le persone sono insoddisfatte perché spesso svolgono un lavoro che non piace, oppure ritengono che non sia degno di loro.
 L’Amore non è fuori ma dentro. 
Qualsiasi lavoro o attività se svolti con Amore possono dare la felicità e tante soddisfazioni.
 Lo stesso vale per le relazioni sentimentali e sociali e spirituali”.

 “Allora maestro non ci saranno più i divorzi?
”
 “Le persone capiranno che non è il matrimonio che le unisce, ma l’Amore che c’è fra di loro. 
I divorzi spesso subentrano perché non si trova più né la volontà né il tempo per riconciliarsi. È più facile litigare e accusare l’altro piuttosto che soffermarsi ad analizzare dove NOI abbiamo sbagliato.
 I bambini cristallo saranno in grado di amarsi e rispettarsi, ma per loro il compito è di insegnarlo anche agli adulti di oggi.
 Gli adulti sono insoddisfatti del lavoro, delle relazioni sociali, sentimentali, perfino della religione. Spetta a voi mostrargli che quello che non va al di fuori di essi in realtà non va dentro”.

 “Sai maestro che a me sembra che i nostri genitori siano sempre tristi e soli?
”
 “In effetti è così. Si sentono così perché loro vogliono essere così.
 Non vogliono rallentare il loro ritmo perché sarebbero costretti a guardarsi dentro e troverebbero
cose che non piacciono, così seguitano ad incolpare gli altri”.

 “Il mio papà e la mia mamma mi sgridano sempre, ma tante volte io non capisco il motivo perché non me lo spiegano.”
 “In effetti sono talmente frustrati che sfogano il loro risentimento su di voi e non hanno più la pazienza di spiegarvi nulla”.

 “I miei nonni non sono così, sono più calmi”.

 “I nonni sono stati spesso anch’essi genitori nervosi, ma con voi hanno capito che possono rimanere più calmi in quanto hanno più tempo e più pazienza”.

 “Ma allora se gli adulti avessero più tempo sarebbero meno nervosi?”

 “Sicuramente si. Ma dovete sapere che si creano ogni tipo di impegno pur di non avere tempo”.

 “E perché? Non possono giocare un po’ con noi? Io gioco da solo e mi sento molto triste. Se chiedo a uno di loro di farmi compagnia non ha mai tempo, anche se magari sta solo guardando la TV”.
  “Hai ragione. Gli adulti non hanno ancora capito che dentro i bambini è racchiuso un mondo d’Amore, o forse lo hanno capito e ciò li spaventa”

 “Ma come si fa ad avere paura dell’Amore se è una cosa bella?”

 “Tutte le cose che non si conoscono spaventano”.

 “Vuoi dire che non conoscono l’Amore?
”
 “Purtroppo no. La vita è diventata talmente frenetica che non c’è più spazio per l’Amore.
”
 “Ma allora gli adulti soffrono perché lo vogliono loro? Noi come possiamo aiutarli?
”
 “Con la pazienza e la calma, ma soprattutto con l’Amore, rimanendo semplicemente voi stessi”.
 La campanella suonò, la lezione era terminata.

 “Ci vediamo domani.”

 “Ciao maestro! “
Gridarono in coro.



OTTAVO CAPITOLO
Quando Luca arrivò a casa si sentiva importante come non mai, aveva compreso che i suoi genitori necessitavano del suo sostegno.
Da quel giorno si comportò sempre in modo rispettoso e gentile, al punto che loro furono costretti a guardarsi dentro.
Iniziarono così a dialogare di più.
 Trascorrevano sempre più tempo insieme e sempre meno davanti alla TV. 
Discutevano quando qualcosa non andava, ma non decidevano più per lui senza averlo prima interpellato. 
Capirono che il loro bambino stava crescendo e loro con lui.
 Era uno scambio reciproco di opinioni e attenzioni. 
Compresero che Luca non faceva che riportare a galla tematiche rimaste irrisolte.
 Si stavano comportando esattamente come i genitori si erano comportati con loro e ciò non andava
bene.
 Decisero quindi di “andare oltre” l’educazione ricevuta e seguire il cuore, quello che chiamavano istinto.
 Spesso i genitori tendono a tramandare di generazione in generazione gli stessi comportamenti subiti.
 È come continuare a percorrere una strada sbagliata, pur sapendo che non è giusto.
 I bambini cristallo, arrivano sulla Terra per spezzare le catene che ci legano al passato e ci costringono a guardare al presente per un futuro migliore. 
Molti bambini decidono di “sacrificarsi” per questo, consapevoli di portare Amore nel mondo, sono gli adulti che devono dargli un’opportunità per cambiare, per andare avanti e non fossilizzarsi in norme e regole che sono talmente antiche da non avere più ragione di esistere!
FINE

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giovedì 18 aprile 2019

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Barbara Ziletti


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